La nostra esperienza dei capodanni cinesi vissuti attraverso vista e udito ci accompagnano in questo breve ricordo.
Allo scoccare della mezzanotte tra il 28 e il 29 Gennaio 2025 si concluderà l’anno del drago e si inaugurerà l’anno del serpente. Sono arrivata in Cina che correva l’anno del coniglio, e allora mi dicevo che sarebbe stato bello vivere qui per un ciclo completo di animali dello zodiaco cinese, ora di anni del coniglio ne ho già vissuti due, segno che sono in Cina da più di dodici anni!
Due conigli, due draghi e tra poco due serpenti. Cristina, arrivata in Cina a cavallo tra l’anno del topo e quello del bue, deve il suo nome cinese proprio a questa festa: a pochi giorni dal capodanno del 2009, che in cinese si chiama Chūn Jié – 春节 – festa di primavera, doveva iscriversi per l’esame della patente, serviva un nome cinese e, le ragazze hanno scelto si chiamasse Chūn Nà – 春娜.
Ci sono tante tradizioni per il capodanno, che è la festa più importante di questo popolo. Il nostro modo di celebrare il nuovo anno da stranieri in Cina è molto cambiato durante il corso degli anni, ma è anche molto cambiato il modo in cui i pechinesi lo vivono.
Cristina non sapeva ancora parlare cinese, ma si ricorda che le bambine di casa la trascinavano per due-tre ore ogni sera tra una finestra e l’altra a vedere i fuochi d’artificio colorati. Poco riposo in quelle settimane sotto le coperte! Tredici anni fa ricordo che nelle due, tre settimane precedenti il nuovo anno, ad ogni angolo della metropoli comparivano bancarelle di fuochi d’artificio, che sono originari proprio della Cina.
Sembra che la polvere da sparo, venne inventata dai cinesi attorno all’800, anche se la data è incerta, quello che è certo è che furono dei monaci ad iniziare l’arte della fabbricazione dei fuochi d’artificio. L’uso della polvere da sparo fu quindi inizialmente per scopi ludici, per celebrare feste e riti religiosi, un popolo pacifico insomma, il cui pensiero non correva subito a modi più sofisticati per attaccare e prevaricare l’altro. Ricordo bancarelle enormi con fuochi di ogni forma e dimensione, la marca aveva il logo con il faccione di un panda sorridente, tante persone in fila per acquistare la propria scorta per le due settimane di festeggiamenti.
Nei primi anni in Cina non sapevamo come trascorrere questa festa, i pochi amici stranieri partivano per qualche viaggio, gli ancora più esigui amici cinesi lasciavano Pechino per tornare ai paesini di origine e trascorrere la festa in famiglia. Noi attendevamo la mezzanotte con una semplice cena, senza ancora bene conoscere e saper cucinare i piatti tipici che caratterizzano questa festa. A mezzanotte scattava il momento tanto atteso, iniziare a sparare i fuochi, un frastuono, accompagnato da tanto fumo, avvolgeva la città in festa; i fuochi, nella tradizione, servivano a scacciare il Nián Shòu – 年兽 – un mostro che all’inizio di ogni nuovo anno compariva a spaventare gli abitanti di un villaggio cinese. Poco dopo la mezzanotte io e Cristina uscivamo in strada, dove si erano riversati tutti i nostri vicini per fare festa e scacciare il Nián (che significa anno), ovunque polvere e residui dei fuochi, i poveri spazzini l’indomani avevano un lavoro non indifferente per riportare la città al suo aspetto originale. Un anno Cristina si è avventurata all’una di notte per accompagnare a casa un amico, e sembrava di guidare tra i resti di un bombardamento: il fumo offuscava la vista, si doveva fare lo slalom tra i resti degli scatoloni di fuochi disseminati sulla strada, ogni tanto un lampo nelle varie direzioni, strade deserte, ha temuto di non riuscire a tornare a casa, ma anche quella avventura ha adesso il suo fascino!
Questa tradizione io invece l’ho vissuta solo per una manciata di anni, nel 2014 infatti la municipalità di Pechino, ha proibito i fuochi d’artificio nella zona più centrale della città, all’interno del quinto anello, per cercare di combattere l’inquinamento che in quegli anni aveva raggiunto livelli molto preoccupanti, da allora, almeno in città, il capodanno è un po’ più triste e ha perso molto di quel fascino che abbiamo potuto respirare.
Adesso che viviamo fuori dal sesto anello, rivivremo la tradizione dei fuochi d’artificio? Non lo sappiamo ancora, ma quello che sappiamo è che non andremo in città a festeggiare, ma staremo qui, in campagna, ed attendere e osservare!