Odorato
Marcel Proust raccontava di come i profumi siano molto evocativi e ci riportino alla mente situazioni del passato. Come per alcuni di noi profumo di cannella, zenzero, arance o abete ci trasportano nell’atmosfera Natale, magari ad un Natale in particolare, dell’infanzia, così incenso e fuochi d’artificio per me ricordano il capodanno cinese. Dei fuochi abbiamo raccontato, il loro odore l’ho percepito nuovamente solo quest’anno dopo tanto tempo, un odore acre, a tratti fastidioso, ma certo inconfondibile. Non sono solo le fantasie di una straniera, anche amici cinesi mi hanno detto che per loro il capodanno vuol dire odore di fuochi d’artificio, dei fuochi che si potevano sparare in ogni dove quando erano bambini, dei fuochi che scacciavano il Nian e che facevano da sottofondo per tutto il tempo della festa.
C’è poi l’incenso, che, in queste due settimane di celebrazione, brucia in abbondanza nei bracieri dei vari templi buddisti dove tanti cinesi, credenti e non, buddisti e non, si riversano per propiziare il nuovo anno. Anche noi abbiamo fatto una visita a Hong LuoSe, un tempio a pochi chilometri da casa nostra, e siamo state avvolte dalle nuvole di incenso: non serve comprarlo, ad ognuno vengono consegnati tre bastoncini che possono essere accesi alle candele a forma di fiori di loto poste ai lati del braciere. Con le mani giunte si afferrano i tre bastoncini fumanti e si fanno tre inchini a Ovest, tre inchini a Nord dove spesso c’è una statua di Buddha, tre inchini a Sud, poi tre inchini ad Est, e infine poi si depongono i bastoncini nel braciere per poi proseguire la visita in altri “padiglioni”, bruciando altro incenso. Osservo questa scena, vista e rivista tante volte, ma che sempre mi affascina, chissà se anche per i cinesi il senso del fumo che sale verso l’alto è simbolo della preghiera, dell’invocazione, che sale verso la divinità?


Vista
Se c’è un colore che predomina durante il capodanno è il rosso: rosse sono le buste, contenenti una generosa mancia, che si regalano ai bambini per l’anno nuovo, rosse sono le lanterne che vengono appese all’ingresso delle porte delle case e che decorano le strade, rosse sono le decorazioni che si mettono sugli stipiti delle porte, rossi sono i nastrini che nei templi vengono legati alle staccionate o sugli alberi, rossi con scritte benaugurati color oro. Anche il nostro piccolo villaggio si è “vestito” a festa.
Qui le abitazioni non sono gli appartamenti negli anonimi palazzi di città, ma case con il cortile, con le stanze su due o tre lati, l’ingresso è una grande porta all’esterno della quale in questi giorni tutti hanno appeso le lanterne rosse, simbolo della festa, in particolare della festa che mercoledì 12 Febbraio chiuderà le celebrazioni, la festa delle lanterne appunto.
Lanterne che in queste due settimane hanno illuminato un po’ di più le piccole strade del nostro paese, di solito avvolto nel buio con le sole stelle e la luna, quando c’è, a rischiarare tutto. Sugli stipiti delle porte si appendono i 春联 – Chun Lian – i distici della festa di primavera, delle brevi composizioni che esprimono auguri e desideri per il nuovo anno, in passato tutti li scrivevano a mano, usando inchiostro e pennello per tracciare i caratteri su una sottile carta rossa. Spesso insieme ai Chun Lian si appende anche un quadrato di carta rossa con il carattere 福 – Fu – di fortuna, felicità, benedizione. Il nostro, quest’anno scritto a mano da un mio collega cinese appassionato di calligrafia, lo abbiamo appeso al contrario come spesso si usa fare. Si appende a testa in giù perché la parola cinese per contrario 倒- dao – si pronuncia come arrivare 到 – dao – quindi il senso è che la fortuna è arrivata a casa nostra.


Quest’anno abbiamo appeso i Chun Lian anche sulla porta/finestra da cui entrano ed escono i nostri tre gatti, Leone, Mela e Castagna, e per loro nulla di meglio che l’augurio 出入平安 – Chu Ru Ping An – uscite ed entrare in pace! Anche durante la nostra visita al tempio è stato il colore rosso a dominare, tantissimi i nastrini rossi appesi qua e là con richieste di ogni tipo: un anno con dei buoni affari, salute e felicità, il dono di un figlio o la richiesta di passare il temuto esame di maturità. A volte in questo periodo anche i ravioli si tingono di rosso, o meglio di viola, semplicemente aggiungendo all’impasto il succo del 火龙果 – Huo Long Guo – il frutto del drago; quest’anno anche noi, durante queste lunghe vacanze, abbiamo dato un tocco di colore in più ad una delle nostre cene cimentandoci con questo impasto!

Tatto
Subito dopo il capodanno è tradizione far visita ai parenti, scambiandosi regali come olio, riso, latte, uova, frutta, confezionati in belle e vistose scatole di cartone che si trovano in ogni supermercato o, come da noi, all’esterno dei piccoli negozi che costeggiano la strada che porta alla Grande Muraglia. Noi abbiamo colto questa occasione per conoscere meglio le persone che popolano il nostro villaggio, ma anticipando la visita prima del capodanno, per non disturbare i festeggiamenti in famiglia. Con l’aiuto delle ragazze abbiamo preparato una quarantina di muffins salati da portare ai nonnini del villaggio. Il pomeriggio del penultimo giorno dell’anno, con frutta, uova e muffins siamo state a far visita alle tre famiglie che in questi mesi qui abbiamo conosciuto un po’ meglio: prima dalla coppia di anziani che, dopo averci involontariamente tamponato la macchina parcheggiata, continuano a regalarci cavoli, castagne e verdure sottaceto preparate da loro, poi dai signori che gestiscono l’unico negozio del paese, e dai loro anziani genitori e infine dai parenti del proprietario della nostra casa. Siamo entrati nelle loro case, abbiamo chiacchierato, abbiamo mangiato quello che ci hanno offerto e ci siamo scambiati gli auguri, è stato molto bello, tutti ci hanno accolte con calore, invitandoci per la cena dell’ultimo dell’anno. Il giorno dopo, la mattina di 除夕- Chu Xi – la vigilia del nuovo anno, siamo andate a consegnare gli altri muffins bussando di porta in porta. Chi ci apriva era stupito di vedere due straniere bussare alle loro porte e far loro gli auguri, ma ancora una volta ognuno di loro è stato molto accogliente. Un piccolo gesto, che ci ha permesso, in alcuni casi, di toccare con mano la solitudine, la malattia e l’estrema semplicità della vita di queste persone, la maggior parte molto anziane: nonnini colpiti da ictus, altri che non camminano più e restano in casa tutto l’inverno perché troppo freddo, aspettando la primavera per poter stare sull’uscio di casa a chiacchierare, altri, che ancora in forze, si occupano dei lavori quotidiani, ultranovantenni che a fatica, ma con costanza, appoggiandosi a due bastoni, non rinunciano alla loro passeggiata giornaliera. Un primo passo per farsi accanto ed entrare, in punta di piedi, nelle vita di queste persone.